Una tennista si prepara per un torneo importante di serie A. L'atleta è molto competente nella tecnica del gioco. Come condizione mentale desidera velocità di reazione nel match e prontezza precisa e flessibile, specialmente nei momenti critici, come le palle nette. Ha in più un argomento speciale: si sente turbata e quindi tende a commettere errori di distrazione ogni volta che nel gioco s’inizia a contare il punteggio - vuole elaborare anche questa reazione.
In primo luogo, il coach esamina con la tennista tutte le scene di gioco concepibili, come ad esempio il singolo, il sistema K.O., i vari avversari temibili e anche le possibili reazioni degli spettatori. Ciò include ricordi di partite simili che non sono andate bene. Ogni volta che l'atleta si sente soggettivamente insicura per una scena immaginata, il coach verifica con un test muscolare - il cosiddetto test miostatico - una possibile reazione allo stress. Se la pressione è troppo alta, il test fallirà con una palese reazione debole.
Con il metodo del bodyscan, la tennista ricerca esattamente dov’è il focus emozionale nell'esperienza corporea durante una scena immaginata: la paura nelle ossa, le ginocchia deboli, un colpo al collo, una pressione allo stomaco, una sensazione di debolezza nelle braccia e così inizia l’intervento. Una sequenza di circa 24 movimenti vai e vieni si chiama set. L'atleta si concentra sia sulla rappresentazione interna sia sull'eco corporea soggettivamente sgradevole.
Già dopo 6-8 set, questa cliente si sente libera dalle spiacevoli reazioni emozionali, anche se ora dovesse pensare concretamente alla scena stressante di prima: sente la muscolatura delle braccia forte e vitale, le gambe sono di nuovo stabili, lo spavento scompare dal corpo e permette al movimento di fluire di nuovo, lo stomaco è piacevolmente caldo e rilassato, il test muscolare è forte.
Nella fase successiva, il coach mette alla prova la reazione dell'atleta a confronto con il conteggio dei punti ad alta voce. Ogni volta che un punteggio è pronunciato ad alta voce, ad esempio 1 - 2, il test muscolare effettivamente s’indebolisce. Con una rapida ricerca del test muscolare, coach e coachee trovano l'origine della "fobia dei numeri" dopo solo pochi minuti: la tennista era molto scarsa in matematica da adolescente e aveva soprattutto brutti ricordi degli esami. “Appena ricevevo i fogli con i compiti e vedevo tutti i numeri e le formule pensavo subito: aiuto, non riuscirò a farlo!” Dopo che anche il ricordo di questo" stress da matematica " è elaborato, il test resta forte anche con il conteggio ad alta voce.
Infine, l'atleta si concentra con la tecnica del bodyscan sulla sensazione corporea più forte e più piacevole mentre pensa a un torneo particolarmente ben riuscito. Le seguenti serie di set innescano un'intensificazione di questa sensazione di risorsa. Poi questa bella sensazione è trasportata nella scena futura: "installare" è il nome di questo intervento di coaching, in cui la tennista tiene in mano la racchetta per "improntare" l’efficace sequenza dei movimenti nel modo più realistico possibile. Anche qui, stimolazione bilaterale di nuovo. Questa procedura è chiamata coaching in vivo. Durante tutto il processo di coaching, l'atleta attiva una facilitazione neurale verso reazioni ed emozioni ricche di risorse nella scena dal vivo. Dopo il coaching, l'atleta giocò il match con sicurezza e non ebbe alcun blocco mentale nel conteggio dei punti.